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Ponte sullo Stretto: oltre 100 progettisti, 12 Istituti, 39 società. Ecco cosa c’è dietro la grande opera

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«Oltre cento progettisti, docenti e ingegneri di fama internazionale, 12 Istituti scientifici e universitari italiani ed esteri, 39 società e associazioni di livello nazionale e internazionale». È questo l’esercito di tecnici ed esperti che ha lavorato, e sta continuando a farlo, alla progettazione del Ponte sullo Stretto. Il progetto definitivo, nella sua versione aggiornata, è firmato dalla società danese “Cowi”, che ha costruito ponti in tutto il mondo.

E la “Stretto di Messina” ribadisce: «La società ha recentemente approvato questo progetto, con un articolato sistema di verifiche che, oltre agli ingegneri della “Stretto”, ha coinvolto la statunitense “Parsons Transportation Group” in qualità di “Project management consultant” e un “Expert panel”, composto da quattro massimi rappresentanti nelle discipline di aerodinamica-aeroelastica, sismica, geotecnica e ambiente. Inoltre è stato acquisito il parere favorevole con raccomandazioni dal Comitato Scientifico, organo autonomo e indipendente istituito dalla Legge 1158 del 1971, composto da nove esperti nominati dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, d’intesa con la Regione Calabria e la Regione siciliana».
A proposito della “Cowi”, va ricordato che i suoi principali progettisti firmarono il famoso appello in favore del Ponte sullo Stretto, che venne pubblicato sul Corriere della Sera nel 2013, dopo che i Governi Monti e Prodi avevano bloccato e messo nel freezer l’intera operazione del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria.
«Il ponte sullo Stretto di Messina – scrivevano 39 tra i più importanti ingegneri e progettisti del mondo – non è una storia di sprechi, ma al contrario è una impresa che ha portato all’Italia e alla comunità scientifica internazionale uno straordinario bagaglio di specifiche conoscenze multidisciplinari che sono state riconosciute e oggi ricercate in tutto il mondo». A firmare quell’appello professionisti italiani, canadesi, danesi, giapponesi, inglesi e statunitensi. «Siamo consapevoli – scrivevano – che non spetta alla Scienza e all’Ingegneria stabilire se costruire un ponte o meno, ma compete loro difendere un progetto se infondatamente bistrattato con conseguenze che potrebbero determinare la dissipazione di un grande patrimonio ingegneristico, scientifico e socio-economico ad oggi consolidato in un progetto definitivo».